Il diabete gestazionale (GDM) è una patologia che si presenta per la prima volta nel corso della gravidanza e che, nella maggior parte dei casi, si risolve dopo il parto.

Il glucosio assunto con l’alimentazione non è correttamente utilizzato dall’organismo per una ‘resistenza’ all’insulina, l’ormone che viene secreto dal pancreas quando la glicemia aumenta e che permette il trasporto del glucosio all’interno delle cellule per l’utilizzo e l’immagazzinamento.

Più è alto il peso alla nascita più il neonato è sano?

Se il diabete gestazionale non viene diagnosticato o se è trascurato può avere conseguenze sullo sviluppo del nascituro e sull’esito del parto. Un eccesso di glucosio materno, passando attraverso la placenta nel sangue del bambino, può indurre un’ “ipernutrizione” e un aumento dell’accrescimento fino a renderlo macrosomico ossia con un peso alla nascita superiore ai 4-4,5 kg. La macrosomia può accompagnarsi a fragilità polmonare e a un maggiore rischio di complicanze nei primi giorni di vita quali ittero, ipoglicemia e ipocalcemia; se il bambino è più grosso, inoltre, il parto naturale è più difficile con un maggiore rischio di frattura della clavicola e di sofferenza per lui e per la madre.

La diagnosi di diabete in gravidanza e la sua cura riduce i rischi per il nascituro e per la madre. Si effettua con una curva da carico orale di glucosio (OGTT): un semplice esame della glicemia a digiuno e ogni ora per 2 ore dopo l’assunzione di 75g di glucosio in soluzione di 300ml di acqua. Un OGTT corretto presuppone una dieta equilibrata con 150g di carboidrati al giorno nei 3 giorni precedenti il test; durante l’esame bisogna rimanere a riposo e non fumare. Si farà diagnosi di diabete gestazionale quando anche una sola glicemia sarà rispettivamente superiore a 92mg/dl a digiuno, a 180mg/dl a 1 ora, a 153mg/dl a 2 ore.

Lo screening per il diabete gestazionale è raccomandato a 16-18 settimane di gravidanza in tutte le donne che presentano i seguenti fattori di rischio:

  • Diabete gestazionale in una gravidanza precedente
  • Indice di massa corporea (BMI) pregravidico = 30 kg/m2 (obesità)
  • Riscontro, precedentemente o all’inizio della gravidanza, di valori di glicemia compresi tra 100-125 mg/dL

Lo screening per il diabete gestazionale è raccomandato a 24-28 settimane di gravidanza in tutte le donne che presentano i seguenti fattori di rischio:

  • Età = 35 anni
  • Indice di massa corporea pregravidico = 25 kg/m2 (sovrappeso)
  • Macrosomia fetale in una gravidanza precedente ( =4.5 kg)
  • Diabete Gestazionale in una gravidanza precedente
  • Anamnesi familiare di diabete (parente di primo grado con Diabete tipo 2)
  • Famiglia originaria di aree ad alta prevalenza di diabete (Asia Meridionale, Caraibi, Medio Oriente)

Il principale fattore di rischio modificabile è il sovrappeso e, ancor di più, l’obesità. Nella maggioranza delle donne il diabete gestazionale viene controllato con una dieta equilibrata e con l’attività fisica. E’ da sottolineare che nelle donne con GDM, seppur in sovrappeso o obese, non è consigliabile una dieta inferiore alle 1500kcal/giorno; inoltre, l’attività fisica va programmata e rapportata al quadro clinico della paziente insieme al team diabetologico. In 10-20 donne su 100 ciò non basta e necessita terapia insulinica durante la gravidanza. Come precedentemente definito, il GDM nella maggior parte dei casi recede dopo il parto; è comunque consigliabile che la mamma effettui una OGTT a 6-12 mesi dal parto e durante un’altra eventuale gravidanza.

E’ utile monitorare i valori glicemici nell’arco della giornata per individuare eventuali cali o picchi del glucosio nel sangue. A casa, un automonitoraggio affidabile si ottiene con il reflettometro, uno strumento che ‘legge’ la glicemia di una piccolissima goccia di sangue in pochi secondi. E’ opportuno annotare i valori su un diario glicemico cartaceo o telematico con la data e il momento della giornata in relazione ai pasti; ciò è utile sia alla madre per meglio gestire il suo stile di vita e sia al team diabetologico che utilizza anche questi dati per orientare la terapia.